venerdì 9 novembre 2018

Le più belle collane di libri per bambini e ragazzi (1) - Il Battello a Vapore



Il Battello a Vapore (Edizioni Piemme) offre un catalogo enorme di libri di narrativa adatti a un pubblico di lettori dai 3 ai 13 anni. E' di fatti il marchio di riferimento per genitori e insegnanti impegnati nella diffusione dell’amore per la lettura. La proposta editoriale si è diversificata e arricchita nel corso degli anni. Tanti titoli sono facilmente reperibili in ogni punto vendita, librerie e catene di grande distribuzione, e vengono scelti spesso come idea regalo per piccoli lettori.
Parliamo di libri di qualità, scritti dai più importanti autori italiani per ragazzi.
Si è guadagnata la presenza nella gran parte delle sedi scolastiche grazie a diverse iniziative concrete rivolte ai docenti.
Sul sito si trovano tutte le nuove pubblicazioni, il ricco catalogo suddiviso per fasce d’età e per collane e il blog “Scelti per voi” che offre una selezione di libri consigliati.

http://www.battelloavapore.it/




LeggendoLeggendo è il loro sito dedicato alla scuola pensato per proporre, diffondere, condividere le attività sulla lettura a scuola, uno spazio a disposizione delle scuole per far circolare liberamente le idee sull’educazione alla lettura a scuola.

Negli anni il sito si è arricchito di proposte e materiali pubblicati dal Battello a Vapore e dai docenti iscritti, che sono ormai decine di migliaia!
Percorsi di approfondimento su singoli titoli, attività a carattere ludico e creativo e spunti per riflettere con gli studenti. 

http://www.leggendoleggendo.it/





Su https://www.mostridigentilezza.it/ trovi tantissime idee, spunti e materiali per partire alla scoperta del potere della gentilezza, a scuola o in famiglia, e preparare tante attività per celebrare la Settimana della Gentilezza, dal 6 al 13 novembre 2018.
Mostri di Gentilezza è un’iniziativa destinata a ragazzi, genitori, nonni e insegnanti con un unico grande obiettivo: rendere il mondo migliore, un gesto per volta! La gentilezza inizia con piccoli gesti quotidiani, da vivere anche a casa. Educare è un compito da veri Mostri di Gentilezza e Geronimo Stilton ti aiuta con tante idee per giocare insieme!
In una sezione dedicata è possibile iscriversi ad un concorso con la propria famiglia e la propria classe e vincere tanti libri di Geronimo Stilton. Io partecipo e tu??

Concorso per famiglie con tanti materiali da scaricare 

Concorso per la scuola con tanti materiali da scaricare

Inoltre è possibile scaricare gratuitamente il piccolo libro della Gentilezza di Geronimo Stilton dopo essersi registrati.



martedì 6 novembre 2018

Aiuto! Mamma e papà si sono lasciati.

In italia sono quasi 100 mila i minorenni con genitori separati o divorziati.
I genitori si lasciano spesso tra litigi e discussioni e a pagare l'incapacità di mediare degli adulti sono i figli. Non esistono istruzioni precise perché i figli non vengano travolti e stravolti nelle “guerre” degli adulti e ritrovarsi inermi in terreni fatti di scontri e ricatti. Avrebbero piuttosto bisogno di mantenere gli affetti coltivati negli anni e costruire sane ed equilibrate relazioni sociali e familiari, di essere amati ed ascoltati, di prendere parte alle decisioni che li riguardano e di non subire repentini cambiamenti delle loro routine e condizioni economiche dovuti alle scelte dei loro genitori. Per questi ed altri motivi nasce in Italia la Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori.
Dieci punti fermi che individuano altrettanti diritti di bambini e ragazzi alle prese con un percorso che parte dalla decisione dei genitori di separarsi.
Il documento promuove la centralità dei figli proprio nel momento della crisi della coppia: «I genitori, pur se separati, non smettono di essere genitori».
Un decalogo di buone intenzioni, complesse. Difficili da garantire, tra rispetto e autonomia dei figli,  anche per le coppie che vivono d’amore e d’accordo. Un primo passo, un obiettivo per la serenità delle nuove generazioni.
A presentarla l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza Filomena Albano: «Abbiamo posto al centro il punto di vista dei figli di chi si separa» dice la Garante Albano.«I bambini e i ragazzi - riassume Filomena Albano - hanno diritto a preservare le relazioni familiari, a non esser separati dai genitori,
a mantenere rapporti regolari e frequenti con ciascuno di essi e, soprattutto, a essere ascoltati sulle questioni che li riguardano».
I principi fondanti della Carta sono ispirati alla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. E il documento assume un peso straordinario nello scenario dell’assegnazione dell’affido condiviso.
Bambini con le ruote - Ovvero sopravvivere alla separazione
                Autori, curatori: Annamaria Gozzi - Pina Tromellini
                Età di lettura: 6-10 anni
                Collana: I libri del filo invisibile
Luca ha otto anni e vive con il papà e la mamma finchè i genitori decidono di separarsi. Già così è dura per lui, ma tutto si complica ancora di più quando i genitori scelgono l’affido condiviso. E così Luca diventa un bambino con le ruote, in continuo spostamento tra la casa delpapà e quella della mamma... e poi c’è anche quella della nonna!
Non è facile per lui, tra i genitori che continuano a litigare, la difficoltà a spiegare agli amici che lui ha due case... finchè in classe non arriva Omar, un altro bambino con le ruote, nel suo caso però è la sua casa ad avere le ruote poichè è figlio di giostrai e vive in un carrozzone.
E la storia si dipana nel raccontare l’amicizia tra i bambini che confrontano i loro mondi e lo sguardo a volte un po’ razzista dei grandi; e Luca scopre che può fare in modo che i genitori ascoltino un po’ anche lui.

LA CARTA DEI DIRITTI DEI FIGLI NELLA SEPARAZIONE DEI GENITORI

    I figli hanno il diritto di continuare ad amare ed essere amati da entrambi i genitori e di mantenere i loro affetti.
I figli hanno il diritto di essere liberi di continuare a voler bene ad entrambi i genitori, hanno il diritto di manifestare il loro amore senza paura di ferire o di offendere l’uno o l’altro. I figli hanno il diritto di conservare intatti i loro affetti, di restare uniti ai fratelli, di mantenere inalterata la relazione con i nonni, di continuare a frequentare i parenti di entrambi i rami genitoriali e gli amici.
L’amore non si misura con il tempo ma con la cura e l’attenzione.

    I figli hanno il diritto di continuare ad essere figli e di vivere la loro età.
I figli hanno il diritto alla spensieratezza e alla leggerezza, hanno il diritto di non essere travolti dalla sofferenza degli adulti. I figli hanno il diritto di non essere trattati come adulti, di non diventare i confidenti o gli amici dei loro genitori, di non doverli sostenere o consolare. I figli hanno il diritto di sentirsi protetti e rassicurati, confortati e sostenuti dai loro genitori nell’affrontare i cambiamenti della separazione

    I figli hanno il diritto di essere informati e aiutati a comprendere la separazione dei genitori.
I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nella decisione della separazione e di essere informati da entrambi i genitori, in modo adeguato alla loro età e maturità, senza essere caricati di responsabilità o colpe, senza essere messi a conoscenza di informazioni che possano influenzare negativamente il rapporto con uno o entrambi i genitori. Hanno il diritto di non subire la separazione come un fulmine, né di essere inondati dalle incertezze e dalle emozioni dei genitori. Hanno il diritto di essere accompagnati dai genitori a comprendere e a vivere il passaggio ad una nuova fase familiare.

    I figli hanno il diritto di essere ascoltati e di esprimere i loro sentimenti.
I figli hanno il diritto di essere ascoltati prima di tutto dai genitori, insieme, in famiglia. I figli hanno il diritto di poter parlare sentendosi accolti e rispettati, senza essere giudicati. I figli hanno il diritto di essere arrabbiati, tristi, di stare male, di avere paura e di avere incertezze, senza sentirsi dire che “va tutto bene”. Anche nelle separazioni più serene i figli possono provare questi sentimenti e hanno il diritto di esprimerli. 

    I figli hanno il diritto di non subire pressioni da parte dei genitori e dei parenti.
I figli hanno il diritto di non essere strumentalizzati, di non essere messaggeri di comunicazioni e richieste esplicite o implicite rivolte all’altro genitore. I figli hanno il diritto di non essere indotti a mentire e di non essere coinvolti nelle menzogne.

    I figli hanno il diritto che le scelte che li riguardano siano condivise da entrambi i genitori.
I figli hanno il diritto che le scelte più importanti su residenza, educazione, istruzione e salute continuino ad essere prese da entrambi i genitori di comune accordo, nel rispetto della continuità delle loro abitudini. I figli hanno il diritto che eventuali cambiamenti tengano conto delle loro esigenze affettive e relazionali.

    I figli hanno il diritto di non essere coinvolti nei conflitti tra genitori.
I figli hanno il diritto di non assistere e di non subire i conflitti tra genitori, di non essere costretti a prendere le parti dell’uno o dell’altro, di non dover scegliere tra loro. I figli hanno il diritto di non essere costretti a schierarsi con uno o con l’altro genitore e con le rispettive famiglie.

    I figli hanno il diritto al rispetto dei loro tempi.
I figli hanno bisogno di tempo per elaborare la separazione, per comprendere la nuova situazione, per adattarsi a vivere nel diverso equilibrio familiare. I figli hanno bisogno di tempo per abituarsi ai cambiamenti, per accettare i nuovi fratelli, i nuovi partner e le loro famiglie. Hanno il diritto di essere rassicurati rispetto alla paura di perdere l’affetto di uno o di entrambi i genitori, o di essere posti in secondo piano rispetto ai nuovi legami dei genitori.


13 Novembre - Tea, Emma e la Gentilezza

Il 13 novembre è il giorno più importante della Settimana Mondiale della Gentilezza, che in tutto il mondo viene dedicata alla divulgazione di quel che davvero significa essere gentili: comportarsi in modo da mettere al centro la cura e l'attenzione per gli altri.
Da circa 20 anni ormai le persone sono incoraggiate a fare la propria, personale dichiarazione di gentilezza: regalando libri, cibo o vestiti agli altri membri della comunità. Ma soprattutto praticando atti di gentilezza nei confronti degli altri.

E' il pretesto migliore per introdurre il tema della relazione con gli altri, del rispetto delle regole e per discutere con i bambini delle “parole gentili” che spesso non usiamo e degli atteggiamenti che abbiamo verso gli altri.
Purtroppo oggi si tende ad essere gentili sono in situazioni straordinarie e con persone ben precise. La gentilezza diventa l’eccezione, l’aggressività la regola.

Sto leggendo con la piccola Emma (5 anni) alcune storie di Tea, per attivare tutta una serie di discussioni sui comportamenti corretti e l'uso delle parole gentili.
(FA' LA BRAVA TEA! - GIUNTI)


E visto che ha imparato un po' anche a leggere, le piace riguardare le pagine che più l'hanno divertita anche da sola.



Il libro è indicato a partire dai 4 anni ma credo che possa essere tranquillamente usato dai 3 anni fino ai 6, soprattutto quando pensi di creare la giusta atmosfera per affrontare il tema dei comportamenti corretti in un gruppo di bambini che presentano maturità a livelli differenti. 

Gli obiettivi potrebbero essere:
- Potenziare le proprie capacità relazionali e comunicative.
- Educare all’accettazione, al rispetto e alla collaborazione.
- Riflettere sui propri comportamenti.
- Favorire la riflessione sull’uso delle parole gentili partendo da storie.
- Prendere coscienza delle situazioni generate dall'essere o no gentili.

Ma cos’è la gentilezza?
E' cortesia, buona educazione, buone maniere. Dire grazie, per favore, prego, scusa. Ma non basta.
Gentilezza è anche essere una brava persona: altruista, generosa e disponibile con gli altri, in modo disinteressato.

La gentilezza non è solo questione di buona educazione ma è uno stile di vita che – se praticato con costanza e dedizione – riesce a migliorare la vita familiare, a scuola e contribuisce a rendere le relazioni tra le persone lunghe, sane e felici.
A essere gentili, perciò, c’è soltanto da guadagnarci, ci si sente in pace col mondo e si vive meglio.
La gentilezza fa bene non solo a chi la riceve ma anche a chi la fa, basta poco, piccoli gesti. E poi è contagiosa: chi è felice tende a sua volta ad essere gentile con gli altri, li predispone a trattarci nello stesso modo in cui li abbiamo trattati, è un circolo virtuoso in cui le persone riescono ad essere e a relazionarsi in  maniera costruttiva e con la massima uminità. In più è anche GRATIS!!!
Dire grazie, prego, scusa, per favore va infatti al di là della buona educazione, deve diventare atteggiamento e modo di essere.

Il rispetto per l’altro s’impara fin da piccoli ed è un’ottima occasione per attivare una sinergia tra scuola e famiglia, nel rispetto dei reciproci ambiti e ruoli.

La scuola è il luogo privilegiato in cui i bambini incontrano “il resto del mondo” e sperimentano i modi di viveredegli altri, ascoltano lingue e riferimenti culturali diversi, ma è anche il luogo dove di incontrano fragilità, irruenze e bisogni di altri bambini spesso simili ai propri.
E è proprio a scuola in cui si attivano le prime discussioni, riflessioni e considerazioni sul rispetto e le buone maniere con la consapevolezza che spesso ritardiamo troppo di parlarne con i bambini quando invece basterebbe calibrare la terminologia ed usare esempi che più si avvicino al loro vissuto.

Ma la scuola non può essere l'unica delegata a questo tipo di educazione: il rispetto, la gentilezza s’imparano fin da piccoli soprattutto osservando i gesti e gli esempi che, quotidianamente, gli adulti propongono ai bambini.
In effetti basterebbe dare loro soltanto l’esempio ripetuto con costanza nel tempo per riuscire a trasmettere questa buona pratica, e non solo nel giorno che festeggia della gentilezza ma ogni giorno della tua vita.

Dire “grazie” ad un bambino o chiedergli scusa, se necessario, è un comportamento che non solo contribuisce a fornire il buon esempio ma che consente di non dare mai la gentilezza per scontata.
I bambini recepiscono al volo le sensazioni e proporre loro come modello un comportamento gentile è il miglior modo per allenarli all’empatia, all’ascolto di sé e degli altri e alla comprensione dei punti di vista diversi dal proprio.
Se, al contrario, la gentilezza si presenterà ai loro occhi come un atto è forzato se ne accorgeranno e tenderanno a considerarlo come superfluo e non istintivo… stiamo attenti!

Oltre al comportamento, per insegnare l’arte della gentilezza si dovrebbero educare i bambini – fin da piccoli – al rispetto dell’altro. Si inizia con l’amore per la natura e per gli animali, la cura nel trattare gli oggetti ed i giocattoli, arrivando in maniera naturale al rispetto dell’altro, del diverso e del bene comune.
I bambini non hanno malizia né sovrastrutture e – se non le vedono negli occhi dei genitori – impareranno naturalmente ad avere un atteggiamento gentile.

E voi? Oggi siete stati gentili?
Maestra Consuelo

sabato 27 ottobre 2018

Pensa come ALBERT EINSTEIN



“Pensa come Albert Einstein” è un validissimo testo della collana AllenaMente genius di Editoriale Scienza che somiglia ad una narrazione ed allo stesso tempo un percorso che allena la mente alla ricerca, alla logica, al metodo scientifico in una veste grafica moderna ed accattivante. Un viaggio nel passato per scoprire la mente del celebre scienziato. Si legge, ad esempio, che Einstein aveva una spiccata immaginazione e che la sua intelligenza visuale è stata fondamentale nella formulazione delle sue teorie. Super consigliato per bambini curiosi e giovani menti da allenare e motivare.



Albert Einstein (1879-1955), è stato uno dei più grandi pensatori di tutti i tempi. Il suo contributo è stato fondamentale per il ripensamento radicale della fisica di inizio Novecento, sia con la formulazione originale della teoria della relatività, sia con i suoi studi nella fisica dei quanti. Premio Nobel per la Fisica nel 1921, restò per tutta la vita un punto di riferimento del pensiero scientifico. 
Eppure il piccolo Albert parlò con ritardo (intorno ai 2 -3 anni), ebbe difficoltà a legare con i coetanei e imparò a leggere all’età di nove anni. Mostrò un netto rifiuto per l'autorità e sembrerebbe che, a un certo punto, la sua famiglia temesse fosse autistico o ritardato. Amava intrattenersi con attività manuali e già a 12 anni leggeva già trattati di Fisica. Il suo percorso scolastico risultò comunque travagliato e il suo genio spesso frainteso. Eppure venne definito l'uomo del secolo e la sua carriera costellata di numerose conquiste.

Quando guardo negli occhi alcuni allievi mi vengono sempre in mente personaggi come lui e mi chiedo se il mio compito, così spesso sottovalutato dalla società, non sia destinato a guidare grandi uomini e grandi donne del futuro. Questo mi spinge a guardare oltre le apparenze e oltre le difficoltà iniziali di ciascuno di noi.

Maestra Consuelo



Scuola - Lavoro in team: motivazione e collaborazione

Il gruppo (team work) funziona se condivide uno scopo, ha un obiettivo in comune, che lavora in stretta collaborazione e condivide i vantaggi dei successi. Il team funziona quando obiettivi e metodi sono chiari e condivisi e quando tutto il gruppo sa gestire il tempo, definire e rispettare ruoli, procedure e regole. Ma è davvero possibile  una condivisione totale di intenti ed azioni educative? Quanto può pesare la capacità di rendere flessibile il proprio lavoro nella disponibilità di incontrarsi e confrontarsi con i propri colleghi e adattare il proprio stile di insegnamento? E' possibile trovare una mezza via a quello che è la vita e gli impegni personali con gli inpegni scolastici?

L'insieme delle competenze che garantiscono l’efficacia dell'interazione col gruppo di lavoro a scuola (la cosiddetta Team Leadership) si trova tra individui che curano lo sviluppo delle proprie abilità sociali e ne riconoscono l'importanza nel trasmetterle ai loro allievi (maturità emozionale, fiducia in se stessi e abilità interpersonale, ascolto, empatia e capacità logica, dialettica e di guidare il gruppo alla conoscenza del proprio punto di vista).
I soggetti coinvolti dovrebbero essere accomunati da obiettivi relativi alla costruzione di rapporti tra pari e con le famiglie, pianificare ed organizzare eventi ed interventi significati e di spessore umano e culturale, fare sistematiche verifiche, ricercare  feedback del lavoro svolto e negoziare nelle valutazioni degli allievi dando il proprio contributo.
Se si fosse anche in grado di avere lasciare il giusto margine di autonomia decisionale sarebbe perfetto.

La motivazione è forse il terreno più complesso da affrontare perché riguarda processi che dovrebbero stimolare un individuo verso il raggiungimento di obiettivi assegnati. Molto spesso però anche a fronte di obiettivi chiari, di una linea di gestione cristallina, ci si trova di fronte persone professionalmente molto valide che sono però profondamente demotivate ad impegnarsi nel loro lavoro.

I fattori che influenzano la motivazione in ambito scolastico evidenziano:
  1. aspettative personali che vengono disattese e dati raccolti nei feedback che non rispecchiano il pensiero degli individui coinvolti nel teamwork;
  2. successo che si riconduce ad un mero successo formativo dell'allievo, poco esaltato, e viene trascurato il successo personale ottenuto fuori dall'ambito lavorativo;
  3.  coinvolgimento ostico, poichè a cotanto impegno corrisponde cotanto riconoscimento (non solo di tipo economico) in misura inversamente proporzionale, gli orari dedicati agli impegni burocratici sono a volte esasperanti;
  4.  ambiente di lavoro e clima lavorativo continuamente minati da burocrazia e limitazioni legali ed economiche. Non si dispone di spazi adeguati e si è a volte costretti a lavorare con colleghi che non si gradiscono, con cui non si condividono interessi ed intenti e con cui non si riesce a coltivare nessun tipo di affinità. 
  5.  apertura nella comunicazione tra pari e con il gruppo dirigenziale;
  6.  prospettive di carriera (...).
A tutto ciò si aggiunge la necessità di gestire inevitabili conflitti all'interno dell'ambiente lavorativo e nel tem work che non sempre raggiungono un'adeguata negoziazione cooperativa dei soggetti coinvolti.
 Gli studi sulla gestione dei conflitti hanno individuato una serie di interventi attuabili come:
  •  Separare le persone dai problemi
  •  Identificare i bisogni delle persone coinvolte nel conflitto
  •  Creare una meta identificabile raggiungibile e verificabile
  •  Produrre una o più soluzioni vantaggiose e di qualità
  •  Adottare criteri di valutazione obiettivi e ragionevoli che consentono di salvaguardare le relazioni personali
  • Se l’intervento è stato efficace tutti i membri del gruppo sono soddisfatti, sentono di trarre vantaggio dalla soluzione trovata e di conseguenza sono maggiormente stimolati nel loro lavoro e motivati a far parte del gruppo.
    Maestra Consuelo






Docente riflessivo o docente solo?

 Il professore Schön, del MIT, scrive nel suo libro “Il professionista riflessivo”: “ascoltandosi reciprocamente e ascoltando se stessi, sentono in che direzione sta andando la musica e di conseguenza adattano il loro modo di suonare..”.
L’autore rappresenta la categoria dei professionisti a lavoro sul campo, includendo molte professioni tra cui l’educatore e l’insegnante, come dei musicisti jazz che riflettono continuamente nel corso dell’azione e che cercano di armonizzare la propria prestazione con gli altri, al fine di contribuire tutti al meglio all’opera che stanno producendo.
Molte riflessioni prendono strada e mi chiedo se non fosse meglio che il dirigente, lo staff del dirigente, i tutor di istituto, le commissioni ed i colleghi tutti non dovrebbero sentirsi parte di un team unico che ha l’obiettivo di “migliorare la qualità dell’insegnamento diffondendo competenze professionali adeguate e buone pratiche“ e invece viene sempre più delineandosi la figura del docente che soffre di solitudine più che riflessivo.
Ciò sempre ripensando a quel professionista riflessivo che continuamente misura e aggiusta il tiro, mette a posto il proprio strumento. Può emergere ad esempio che per alcuni argomenti l’insegnante stesso senta l’esigenza di materiale un po’ nuovo, più stimolante, con cui progettare le lezioni, oppure che senta l’esigenza ad esempio di confrontarsi con gli altri docenti su come costruire i propri interventi per gli allievi e per se stesso.
Ci sono eventi, programmi conduco e progetti che stimolano la produzione di materiali e il loro utilizzo da parte dei docenti: poter mettere in condivisione, in rete, anche quanto fatto in altri contesti durante i momenti di formazione tra pari o modificare ciò che già c’è secondo le esigenze del momento è un’altra opportunità che può essere sfruttata. La condivisione e la comunicazione tra docenti sono dunque alla base di un processo virtuoso che presenta numerose difficoltà qualora si voglia concretizzare. In primis la scarsa disponibilità di tempo, talvolta le stesse risorse umane che vengono utilizzate in modo trasversale su molti impegni e progetti. La necessità di investire in energie ed avere la predisposizione al confronto, il continuo mediare in una professione che vale tutto e poi non vale niente. Voi cosa ne pensate?


 
 

venerdì 5 ottobre 2018

SUDOKU - per imparare a pensare.

Il Sudoku Classico è un gioco combinatorio di origine giapponese, costituito da un quadrato diviso in 81 caselle su alcune delle quali è presente un numero compreso tra 1 e 9; il gioco consiste nel riempire tutte le caselle utilizzando i numeri dall'1 al 9, in modo che nessuno di questi compaia più di una volta in ogni singola colonna orizzontale o verticale e nei nove quadrati più piccoli, di nove caselle ciascuno, che formano il quadrato di partenza.
Ne esistono di veri livelli e difficoltà, a seconda dei quali alcune caselle sono già riempite da numeri che ne consentono una risuluzione facilitata.
L'implicazione didattica che ne deriva è notevole. Con il Sudoku il bambino si impegna a ragionare e la ricerca dei numeri mancanti nelle righe, nelle colonne e nelle regioni più scure sono un validissimo esercizio logico-matematico e di orientamento spaziale. Utile a tutte le età!!!
Esistono griglie di sudoku per aiutare i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria a progredire in matematica divertendosi. Il sudoku, infatti, richiede le stesse competenze necessarie per risolvere i problemi di matematica: analisi, concentrazone, osservazione, ricerca della soluzione attraverso iterazioni successive, calcolo mentale.
Il Mini Sudoku (o Sudokino) è la variante più adatta da presentare ai bambini: 16 caselle (4 X 4) da riempire con i numeri da 1 a 4 in orizzontale, verticale e per settore.
Il Sudokello ne ha 36 (6 X 6) con una difficoltà crescente per arrivare al Sudoku classico pracitato.








Altri sudoku per bambini da stampare seguendo questo LINK 1  -  LINK 2

mercoledì 23 maggio 2018

Siamo tutti Wonder

A conclusione del nostro percorso su bullismo e cyberbullismo abbiamo visto un film nuovo, uscito a dicembre 2017, molto conosciuto e di grande successo, anche azzeccatissimo: "Wonder", tratto dall'omonimo best-seller divenuto un caso letterario.
Un film che ci insegna ad abbattere le divergenze tra gli esseri umani, che la bellezza è soggettiva e che le doti che caratterizzano una persona sono ben altre. Un bambino con il volto deturpato dalla malattia va a scuola per la prima volta e dopo un anno, fatto di momenti difficili, divertenti e bellissimi, Auggie e tutti quelli intorno a lui, si ritrovano cambiati dalle cose che più contano: l'amicizia, il coraggio e la scelta quotidiana di essere gentili verso chiunque incontri sul tuo cammino. Tematiche queste molto vicine al vissuto dei bambini, il film ha emozionato tutti, che si sono immedesimati nei vari personaggi al punto di far scappare qualche lacrima di commozione.

Dal personaggio principale e dalla necessità di nascondersi a volte dietro avatar e schermi per proteggersi dal mondo, sono nati due bellissimi laboratori grafici. Imitando lo stile degli avatar usati nella campagna pubblicitaria abbiamo creato i nostri ritratti con pennello e tempere e ricavato le immagini digitali elaborando i poster da un sito libero dedicato al film.

Questi i risultati dei ritratti.









Di seguito i passaggi da seguire per catturare e modificare le immagini da internet quando il tuo computer non le riconosce salvandole e modificandole.
In questo caso creeremo il nostro avatar di Wonder ricavandolo da un poster.

1. Segui le istruzioni da un sito dedicato per creare il tuo poster con l'avatar preferito.



2. Cerca il tasto "Stamp" sulla tastiera o cerca lo strumento "Cattura immagine" sul tuo pc


3. Crea una nuova immagine nella cartella che preferisci. Apri il documento con tasto destra → modifica.




 4. Incolla l'immagine che, nel frattempo, è stata memorizzata negli appunti del computer.



 5. Ritaglia la parte del viso che ti interessa e salva.


6. Apri uno strumento (tool) "Pixlr", che ti permette di modificare le immagini on line e cambiare colore allo sfondo o renderlo trasparente.


7. Cattura il colore dopo aver scelto la bacchetta magica, seleziona la casellina che sblocca lo sfondo dall'immagine. Premi il tasto CANC.


8. Adesso devi salvare: FILE↦SALVA ↦scegli il formato PNG (per mantenere qualità e trasparenza) e scegli la destinazione preferita.


Adesso verifica la posizione dell'immagine che hai salvato. Puoi usare il tuo avatar per le tue creazioni, come avatar nei tuoi profili social e nelle presentazioni.
Adesso prova a ripetere l'operazione da solo. Se non ci sei riuscito potremo ripeterlo insieme a scuola!!!


venerdì 18 maggio 2018

Non mi piacciono i bulli!

Oggi sentiamo continuamente di minori vittime di angherie e conosciamo tutti il Bullismo. O pensiamo di conoscerlo... Era un fenomeno sommerso, nascosto, ignorato. Abbiamo imparato a conoscerlo e sappiamo che non può più essere sottovalutato e che sia in costante aumento.
L'Italia è al terzo posto in Europa nella diffusione del fenomeno dopo Gran Bretagna e Francia, e le prevaricazioni e le angherie cominciano a trovare spazio anche sul web tanto che oggi si parla anche di cyberbullismo.

Le giovani vittime di questi comportamenti difficilmente parlano con gli adulti di quello che gli succede. Non si sfogano, si vergognano e hanno paura. Ma il fenomeno non è da sottovalutare perché crea problemi e disagi a chi lo subisce, a chi lo commette, e anche a chi ne è solo testimone. Spesso, inoltre, dietro certi comportamenti si nascondono vere e proprie azioni criminali.

Il bullismo è un comportamento sbagliato e che non fa parte del naturale processo di crescita.
Perché i nostri ragazzi non siano vittime del bullismo, bisogna aumentare la loro autostima, incoraggiarli a sviluppare le loro personali caratteristiche positive e abilità. Vanno stimolati a stabilire relazioni sane con i coetanei (senza annullarsi o umiliarsi) e a non isolarsi.

Le offese verbali, le aggressioni violente, i ricatti, le minacce, le “prese in giro”, i danni alle proprie cose sono ormai atti all’ordine del giorno, soprattutto sui social network e all’interno dell’ambiente scolastico.
C’è inaspettatamente molta disinformazione e reticenza riguardo questo argomento, da un lato perché i minori sono spesso restii a parlarne a casa o a scuola, dall’altro perché i casi di bullismo potrebbero essere sottovaluti e scambiati per casi normali di litigi tra compagni e amici.
Il bullismo è un abuso di potere occasionale o reiterato nei confronti di una persona più debole, diffuso soprattutto in fase adolescenziale, nella quale i ragazzi tendono ad assumere comportamenti aggressivi e continui per prevalere all’interno del gruppo dei pari.
Con il termine “violenza” non si indica solo un tipo di aggressione fisica, ma anche verbale (prese in giro, minacce, insulti) e psicologica (esclusione, maldicenza).
Il luogo in cui si manifestano maggiormente i casi di mobbing minorile è la scuola, punto di ritrovo quotidiano per i ragazzi, ambiente di conoscenza ma anche covo di competizione, invidie o semplice scherno.
La prevenzione del bullismo è possibile promuovendo delle capacità relazionali (life skills) già da molto piccoli nel rispetto di sé e degli altri. I veri esperti da consultare sono proprio i ragazzi che vivono in prima persona questo tipo di esperienza e quindi sanno riconoscere le modalità e le caratteristiche del fenomeno.
I giovani, però, vanno affiancati perché, per età e maturità, non possono da soli affrontare tali tematiche; la scuola e la famiglia, prima di tutto, devono offrire al bambino e all’adolescente un’adeguata informazione, consigliare una maggiore capacità di osservazione rispetto al bullismo, in modo che sappia superare e affrontare le situazioni di prevaricazione e prepotenza.
Nell’era del modo digitale, bisogna porre attenzione anche ai casi di cyberbullismo: così come ci sono i bulli che usano violenze fisiche o psicologiche nei confronti dei compagni di scuola nella vita reale, nello stesso modo nella vita virtuale può capitare di imbattersi in persone che usano internet per esercitare la loro prepotenza.
Con il termine cyberbullismo si intende una qualsiasi comunicazione virtuale pubblicata e diffusa o inviata direttamente a un minore avente lo scopo di impaurire, imbarazzare, infastidire o prendere di mira in altro modo un minore.
Cosa fare? Il ragazzo leso virtualmente dovrebbe evitare le offese e ignorarle rifiutando qualsiasi tipo di rapporto con il bullo, non offendere per evitare di incoraggiare la prepotenza, non scambiare le proprie informazioni personali (numero di telefono, indirizzo di casa) e, soprattutto, parlare con i propri genitori dell’accaduto. Sapranno loro come difenderli, magari avvertendo l’amministratore del sito e, nel caso di minacce gravi o costanti, anche la Polizia Postale.

Per combattere in bullismo è necessario che siano coinvolte a pieno titolo i genitori e le istituzioni, in primo luogo la scuola e tutte le figure che vi ruotano intorno.

Per i genitori.

E' importante sapere che per non far diventare il proprio figlio un bullo bisogna:
  • insegnare a saper esprimere la propria rabbia in modo costruttivo e con maturità;
  • comunicare in modo sincero;
  • insegnare a identificarsi con gli altri e capire le conseguenze dei propri comportamenti;
  • prendere esempio dai valori positivi che si vedono a casa.
I genitori, gli amici, devono cogliere i segnali che i figli (le vittime) possono mandare o nascondere.

Alcuni segnali di chi è vittima del bullismo:
  • trovare scuse per non andare a scuola o voler essere accompagnati;
  • fare frequenti richieste di denaro;
  • essere molto tesi, piagnucolosi e tristi dopo la scuola;
  • presentare lividi, tagli, graffi o strappi negli indumenti;
  • dormire male o bagnare il letto;
  • raccontare di non avere nessun amico;
  • rifiutarsi di raccontare ciò che avviene a scuola;
  • chiudersi nel proprio silenzio.

Per la scuola.

  • Può essere utile proporre agli alunni un questionario e organizzare una giornata di dibattito e incontri fra genitori, fra insegnanti e fra genitori e insegnanti. Potrebbe aiutare per capire le dimensioni del fenomeno.
  • Una maggiore attività di controllo durante la ricreazione, la mensa o nei pressi dei bagni, metterebbe al sicuro le potenziali vittime. Sono questi i momenti in cui la maggior parte dei bulli agisce indisturbata.
  • In genere sono gli studenti più grandi a fare i bulli con quelli più piccoli o  con gli ultimi arrivati. Si può valutare di dividere gli spazi e i tempi della ricreazione per gli uni e per gli altri.
  • Elogi, ricompense e sanzioni possono servire a modificare il comportamento degli studenti più aggressivi, ma non bastano per far cambiare atteggiamento al bullo. Bisogna lavorare sull'intero contesto. Spesso i bulli sono portatori di profondo disagio ed hanno subito ingiustizie a loro volta.
  • Spesso si ha timore o vergogna di raccontare personalmente ciò che sta succedendo. Potrebbe essere di aiuto, per genitori e vittime, avere un numero di telefono al quale rivolgersi.
  • Si possono istituire "cassette delle prepotenze" dove lasciare dei biglietti con su scritto quello che succede; individuare degli studenti leader che aiutino le vittime; aprire uno sportello psico-pedagogico che sia di riferimento per bambini e adulti.
  • In classe, tutti insieme, si possono individuare poche e semplici regole di comportamento contro il bullismo. Le regole devono essere esposte in modo ben visibile e tutti devono impegnarsi a rispettarle.
  • Il silenzio e la segretezza sono potenti alleati dei bulli. È importante abituare i ragazzi a raccontare ciò che accade e a non nascondere la verità.
  • Se l'insegnante individua un bullo o una vittima, per aiutarlo è necessario parlare subito con lui di ciò che gli accade.
 Per approfondire
http://www.stopalbullismo.it/index.html
http://www.poliziadistato.it/search/findstring/?q=bullismo
http://www.bullismo.info/

venerdì 13 aprile 2018

Lo sbarco di Tips



Lo sbarco di Tips - Michael Morpurgo - ill. Michael Foreman, Piemme, Il battello a Vapore 2018, 176 pp., versione cartacea euro 16 , ebook euro 4,99.

Approfittando di questo "apparente" momento di calma della lezione di nuoto delle mie figlie, ho intenzione di terminare uno dei libri che ho scelto di consigliare ai miei alunni al termine della quinta appena uscito in libreria. L'ho letto tutto d'un fiato e a mia volta lo presterò ad un'amica che lo ha visto spuntare dalla borsa.
Michael Morpurgo è un noto e molto capace autore di narrativa per ragazzi che riesce a coniugare l'interesse per la storia con i temi delicati della prima adolescenza. E' stato insegnante elementare prima di diventare uno scrittore pluripremiato ed ha scritto diversi romanzi per il Battello a Vapore, ha ispirato perfino Spielberg con il suo romanzo War Horse.  La storia è un elemento fondamentale nella crescita dell'individuo, ci dice da dove veniamo. Il suo segreto è quello di "non annoiare mai i bambini", come gli ha suggerito la moglie.
Già l'immagine scelta per la copertina  è il preludio di una storia di sicuro successo.

La lettura è fluida, il linguaggio è semplice e la storia è chiara. Una breve introduzione in prima persona del nipote di una donna che è la protagonista di questo libro scritto per la maggior parte sotto forma di diario personale. La gatta vagabonda che la bambina va sempre a recuperare in giro è il motore portante di tutta la storia.
Le pagine sono corredate da deliziose illustrazioni che accompagnano il lettore in un posto lontano nel tempo ma nient'affatto lontano dalle caratteristiche dell'età tipica del lettore a cui è destinato.


La storia è ambientata sulle coste del Devon, in Gran Bretagna, dove i soldati perfezionano la tecnica dello sbarco all'alba dello sbarco in Normandia conosciuto come il D-Day.

Si legge di diffidenza nei confronti degli stranieri, la profondità dei legami personali familiari e allo stesso tempo la lontananza degli affetti, l'amicizia, l'insegnante tanto odiato, il bullismo, la crescita... I valori sono lì, basta coglierli.
Mi sembra che il testo si presti anche a numerose attività didattiche in classe. Nonostante si tratti di una lettura adatta a partire dai 10 anni, penso possa tranquillamente essere proposto già dalla fine della quarta, magari da una lettura fatta da parte dell'insegnante Gli spunti operativi potrebbero essere percorsi sull'inclusione, la famiglia, la storia dei nonni (e bisnonni), bullismo, amicizia, cambiamento e, sicuramente, il senso di appartenza, l'amicizia uomo-animale.

Questo titolo sarà certamente inserito all'interno della mia lista per le letture estive!


mercoledì 11 aprile 2018

Non è vero che va tutto bene.

Non è vero che va tutto bene. Ci sono giorni in cui ti svegli e vorresti essere una maestra unica di una scuola unica con un'unica classe. E non devi seguire nessun tipo di tabella di marcia, nessuna scadenza, puoi decidere i tempi e i modi seguendo soltanto il ritmo naturale dei tuoi bambini. Nessuna verifica e nessun voto. Nessun giudizio per chi impara e per chi condivide il suo sapere. Niente prove nazionali. NO PAGELLA. Niente supplenti, se sei malata i bambini restano a casa a giocare. Ma NO compiti a casa perché i tuoi alunni stanno con te fino alla maturità. Organizzare a tuo modo il tuo lavoro e non ti devi coordinare con nessuno. Senza limiti di spesa, stampe, copie e fotocopie. Materiali vari, gessi e pennarelli che non gravano sul tuo bilancio familiare e lavoretti..... TANTI LAVORETTI!!!! Puoi stringere amicizia con i genitori dei tuoi alunni, visto che sei il loro sostituto in tutto e per tutto. Puoi condividere ogni foto, video, ogni esperienza senza paura di ledere la privacy di altri soggetti. Niente vacanze lunghe ma calibrate sugli  apprendimenti, per permettere al sapere di sedimentare. Una classe moderna, spaziosa, completa di ogni accessorio. Uno stipendio adeguato. Un budget per le creazioni artistiche. Una biblioteca personale e 3 o 4 libri di testo da tagliuzzare e assemblare piacimento. Perché, miei cari, in questo periodo dell'anno, siate sinceri: hai voglia di mollare tutto. Mollare il lavoro, lasciare tutto e senza salutare nessuno. Diventi apatica, stressata, ipocondriaca, master nelle teorie del complotto. Hai una percezione distorta di te e di ciò che ti circonda. Vieni spesso fraintesa e nessuno più apprezza la dedizione e l'impegno....
Poi ti ricordi che in tanti anni hai conosciuto colleghi meravigliosi, hai stretto amicizie con persone ricche di contenuti, personalità uniche, animi nobili e che sei cresciuta con loro, ti hanno amato e ti hanno fatto anche piangere ma è così che hai imparato tanto. Hai attinto dalle loro metodologie, hai rielaborato le loro conoscenze, sono stati perfino oggetto del tuo studio. Hai superato limiti della tua pazienza che non avresti mai immaginato e perciò tutti hanno contribuito a renderti migliore. Se non ti hanno capita non è una colpa, se non ti hanno inclusa tu sei diventata più forte, più motivata. Se oggi ti guardi indietro sai che questi momenti sono l'eccezione della TUA REGOLA e se ti fermi un attimo, prendi respiro e soffi fuori ogni particella di negatività, puoi riavviare il sistema senza problemi.

giovedì 5 aprile 2018

Flipped classroom e didattica per EAS

Flipped classroom o classi capovolte...
Ne parlano in tanti ma cosa sono?
La tecnologia influenza innegabilmente il modo di studiare e di apprendere delle attuali generazioni e l'insegnamento capovolto si propone come modello innovativo nella classe del futuro attraverso una rivoluzione della struttura stessa della lezione, ribaltando il sistema tradizionale che prevede un tempo di spiegazione in aula da parte del docente, una fase di studio individuale da parte dell’alunno a casa e successivamente un momento di verifica, interrogazione e sperimentazione (anche laboratorio) in classe.
L’insegnamento capovolto nasce dall’esigenza di rendere il tempo scuola più funzionale e produttivo per il processo d’insegnamento-apprendimento, investendo le ore di lezione nel risolvere i problemi più complessi, approfondire argomenti, collegare temi e analizzare i contenuti disciplinari, produrre elaborati magari in gruppo e in modalità peer to peer (tra pari) in un contesto di laboratorio assistito.
Naturalmente molti dei concetti sopra espressi non sono la scoperta dell'acqua calda ma è anche vero che non è possibile improvvisarsi docenti "2.0" dopo aver ricercato qui e là informazioni sul web.
Il docente assume un ruolo di guida e di tutor fornendo agli studenti la propria assistenza in aula per fare emergere osservazioni e considerazioni significative attraverso esercizi, ricerche e rielaborazioni learning by doing (“apprendimento mediante il fare”) condivise.
Lo strumento impiegato in questo tipo di didattica è soprattutto il “video” – nella forma di tutorial-video o di video-lezione – oltre ad altre risorse multimediali, sia realizzate dal docente stesso sia semplicemente da lui distribuite attraverso piattaforme di e-learning, eventualmente editoriali, ma non solo. La lezione diventa quindi un’attività in modalità blended, dunque presente anche fuori dalla classe e soprattutto sempre disponibile per lo studente che la può rivedere fino a quando non l’ha appresa.
Didattica per EAS
Secondo la didattica per EAS (Episodi di Apprendimento Situati) elaborata dal professor Piercesare Rivoltella, direttore del Cremit dell’Università Cattolica di Milano, il modulo didattico della flipped classroom deve essere strutturato in tre momenti:
1) MOMENTO PREPARATORIO: il docente seleziona e assegna agli studenti risorse multimediali relative all’argomento in oggetto da visionare e assegna compiti da svolgere. Gli studenti consultano e prendono visione delle risorse a casa.
2)MOMENTO OPERATORIO: la fase in cui gli studenti svolgono il compito e creano prodotti atti a dimostrare il loro apprendimento utilizzando strumenti vari, per lo più impiegando strumenti di narrazione digitale (video, mappe, slideshow, storytelling ecc.) in classe.
3)MOMENTO RISTRUTTURATIVO E CONCLUSIVO: il docente valuta e corregge i prodotti digitali elaborati dagli studenti, fissa i nodi concettuali emersi e soprattutto accompagna la classe verso una rielaborazione significativa di quanto si è appresso durante l’EAS.
Il primo momento prevede il suo svolgimento a casa, mentre il momento centrale e la fase conclusiva sono vissuti in classe: ecco perché la lezione viene capovolta, perché la fase dell’emissione di informazioni viene in parte delegata ai materiali multimediali forniti dal docente e collocata al di fuori del tempo scuola (blended learning).
Ogni singolo episodio di apprendimento (EAS) rappresenta un’occasione di valutazione dello studente da parte del docente, che così accumula una quantità di informazioni anche metacognitive in merito alle strategie di studio impiegate, proprio perché può osservarlo in classe mentre lavora, durante la fase operatoria.
Le nuove modalità andrebbero sperimentate,  assistite da tutor per i docenti... Negli anni ho adottato diverse varianti non bene definite da corsi e piattaforme, adattandomi al gruppo classe ed alla sua evoluzione, e mai ho messo insieme tutti questi principi, ma mi rendo conto che, senza volere, stavo già camminando seguendo questo sentiero... Se l'apprendimento delle nuove generazioni si sta evolvendo ed ha bisogno di queste nuove strategie è nostro dovere evolverci di conseguenza. Il futuro sono i nostri ragazzi, per cui il futuro per noi è adesso e non possiamo più aspettare.
Seguiamo percorsi per formarci adeguatamente e troviamo il coraggio di sperimentare in classe.... Molti di noi hanno già imparato così ad insegnare!
Nel link a seguire troverete una esperienza ben documentata da cui spero trarrete ispirazione per lanciarvi nella scuola moderna.
Clicca -> qui <-


per approfondire clicca -> qui <-


mercoledì 17 gennaio 2018

L'orsetto e il Giorno della Memoria

Stasera leggiamo i libri presi in prestito in biblioteca.
"Otto. Autobiografia di un orsacchiotto." Mondadori.


Uno splendido testo che affronta le tematiche legate alla persecuzione degli ebrei con estrema delicatezza e con un linguaggio molto vicino al mondo ed al cuore dei bambini.
Questa è la storia dell'orsetto Otto e di due bambini: tre compagni di gioco inseparabili che solo una stella gialla
cucita sul petto e la crudeltà della guerra riuscì a dividere. Ma non per sempre, perché un giocattolo amato non si
abbandona mai davvero e per fortuna questa è una storia che finisce bene, nonostante tutto.



Attraverso il racconto di Otto e della sua vita si possono avviare riflessioni importanti sia a scuola che a casa.

Noi lo abbiamo letto e riletto, subito 3 volte (con le mie bimbe di 8 e 5 anni), e deciso che potevamo ricreare questa bellissima storia costruendo Otto in casa, con carta riciclata di alcune tovagliette usate per il pranzo. Mentre coloravamo e tagliuzzavamo l'imbottitura fatta con carta da cucina, mi hanno riempita di domande e fatto osservazioni profonde. Profonde e sagge come solo i bambini sanno fare. "Mamma ma non siamo tutti della stessa specie? Come gli animali?" Oppure "Come è possibile credere che una persona sia diversa solo per la sua religione?" Oppure "Mamma come è possibile che così tante persone si siano lasciate abbindolare dall'uomo cattivo che odiava gli ebrei e non aveva pietà per le persone diverse ed indifese?"









Nonostante la Repubblica italiana riconosca il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, come “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati ancora c'è molta reticenza a parlarne in classe e a casa con i bambini.

Fermo restando che si debbano evitare la rappresentazione realistica dell’orrore ed i resoconti troppo analitici e raccapriccianti. Che serva adeguare le proposte ed il linguaggio alle possibilità di comprensione e di empatia dei più piccoli,  oltre che calibrarle in funzione dell’età e della maturità psicologica. È possibile favorire lo sviluppo di empatia e la riflessione sulle somiglianze e differenze con i perseguitati di allora usando le storie delle vicende dei bambini, facendo moltissimi esempi e presentare analogie con il loro vissuto quotidiano, dalle esclusioni dai gruppi gioco, alle interazioni al parco e a scuola, oltre che con le vicende che spesso vengono trattate dai media (rifugiati, migranti e immigrati...).

Condizione essenziale perché non sia una presentazione affrettata e superficiale è quella di prendersi del tempo e consentire ai bambini (tutti, anche ai piccolini) di esprimere liberamente tutti i loro dubbi e interrogativi sulle cose e avvenimenti, cercando di superare ogni pregiudizio. A partire dalle loro domande farli discutere tra loro quanto più liberamente possibile, creando un momento di condivisione informale abbinato ad un'attività manuale che li "catturi" senza forzature.

Far riflettere sul significato di ricordo (anche condiviso) e giungere al significato di memoria collettiva come fattore unificante dei popoli liberi contro l'orrore della guerra e al rifiuto di ogni discriminazione, di tipo razziale o etnico è l'obiettivo finale per crescere cittadini del futuro liberi da pregiudizi, consapevoli degli errori del passato e pronti a migliorare la condizione umana nel rispetto delle diversità.