martedì 6 novembre 2018

13 Novembre - Tea, Emma e la Gentilezza

Il 13 novembre è il giorno più importante della Settimana Mondiale della Gentilezza, che in tutto il mondo viene dedicata alla divulgazione di quel che davvero significa essere gentili: comportarsi in modo da mettere al centro la cura e l'attenzione per gli altri.
Da circa 20 anni ormai le persone sono incoraggiate a fare la propria, personale dichiarazione di gentilezza: regalando libri, cibo o vestiti agli altri membri della comunità. Ma soprattutto praticando atti di gentilezza nei confronti degli altri.

E' il pretesto migliore per introdurre il tema della relazione con gli altri, del rispetto delle regole e per discutere con i bambini delle “parole gentili” che spesso non usiamo e degli atteggiamenti che abbiamo verso gli altri.
Purtroppo oggi si tende ad essere gentili sono in situazioni straordinarie e con persone ben precise. La gentilezza diventa l’eccezione, l’aggressività la regola.

Sto leggendo con la piccola Emma (5 anni) alcune storie di Tea, per attivare tutta una serie di discussioni sui comportamenti corretti e l'uso delle parole gentili.
(FA' LA BRAVA TEA! - GIUNTI)


E visto che ha imparato un po' anche a leggere, le piace riguardare le pagine che più l'hanno divertita anche da sola.



Il libro è indicato a partire dai 4 anni ma credo che possa essere tranquillamente usato dai 3 anni fino ai 6, soprattutto quando pensi di creare la giusta atmosfera per affrontare il tema dei comportamenti corretti in un gruppo di bambini che presentano maturità a livelli differenti. 

Gli obiettivi potrebbero essere:
- Potenziare le proprie capacità relazionali e comunicative.
- Educare all’accettazione, al rispetto e alla collaborazione.
- Riflettere sui propri comportamenti.
- Favorire la riflessione sull’uso delle parole gentili partendo da storie.
- Prendere coscienza delle situazioni generate dall'essere o no gentili.

Ma cos’è la gentilezza?
E' cortesia, buona educazione, buone maniere. Dire grazie, per favore, prego, scusa. Ma non basta.
Gentilezza è anche essere una brava persona: altruista, generosa e disponibile con gli altri, in modo disinteressato.

La gentilezza non è solo questione di buona educazione ma è uno stile di vita che – se praticato con costanza e dedizione – riesce a migliorare la vita familiare, a scuola e contribuisce a rendere le relazioni tra le persone lunghe, sane e felici.
A essere gentili, perciò, c’è soltanto da guadagnarci, ci si sente in pace col mondo e si vive meglio.
La gentilezza fa bene non solo a chi la riceve ma anche a chi la fa, basta poco, piccoli gesti. E poi è contagiosa: chi è felice tende a sua volta ad essere gentile con gli altri, li predispone a trattarci nello stesso modo in cui li abbiamo trattati, è un circolo virtuoso in cui le persone riescono ad essere e a relazionarsi in  maniera costruttiva e con la massima uminità. In più è anche GRATIS!!!
Dire grazie, prego, scusa, per favore va infatti al di là della buona educazione, deve diventare atteggiamento e modo di essere.

Il rispetto per l’altro s’impara fin da piccoli ed è un’ottima occasione per attivare una sinergia tra scuola e famiglia, nel rispetto dei reciproci ambiti e ruoli.

La scuola è il luogo privilegiato in cui i bambini incontrano “il resto del mondo” e sperimentano i modi di viveredegli altri, ascoltano lingue e riferimenti culturali diversi, ma è anche il luogo dove di incontrano fragilità, irruenze e bisogni di altri bambini spesso simili ai propri.
E è proprio a scuola in cui si attivano le prime discussioni, riflessioni e considerazioni sul rispetto e le buone maniere con la consapevolezza che spesso ritardiamo troppo di parlarne con i bambini quando invece basterebbe calibrare la terminologia ed usare esempi che più si avvicino al loro vissuto.

Ma la scuola non può essere l'unica delegata a questo tipo di educazione: il rispetto, la gentilezza s’imparano fin da piccoli soprattutto osservando i gesti e gli esempi che, quotidianamente, gli adulti propongono ai bambini.
In effetti basterebbe dare loro soltanto l’esempio ripetuto con costanza nel tempo per riuscire a trasmettere questa buona pratica, e non solo nel giorno che festeggia della gentilezza ma ogni giorno della tua vita.

Dire “grazie” ad un bambino o chiedergli scusa, se necessario, è un comportamento che non solo contribuisce a fornire il buon esempio ma che consente di non dare mai la gentilezza per scontata.
I bambini recepiscono al volo le sensazioni e proporre loro come modello un comportamento gentile è il miglior modo per allenarli all’empatia, all’ascolto di sé e degli altri e alla comprensione dei punti di vista diversi dal proprio.
Se, al contrario, la gentilezza si presenterà ai loro occhi come un atto è forzato se ne accorgeranno e tenderanno a considerarlo come superfluo e non istintivo… stiamo attenti!

Oltre al comportamento, per insegnare l’arte della gentilezza si dovrebbero educare i bambini – fin da piccoli – al rispetto dell’altro. Si inizia con l’amore per la natura e per gli animali, la cura nel trattare gli oggetti ed i giocattoli, arrivando in maniera naturale al rispetto dell’altro, del diverso e del bene comune.
I bambini non hanno malizia né sovrastrutture e – se non le vedono negli occhi dei genitori – impareranno naturalmente ad avere un atteggiamento gentile.

E voi? Oggi siete stati gentili?
Maestra Consuelo

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