mercoledì 17 gennaio 2018

L'orsetto e il Giorno della Memoria

Stasera leggiamo i libri presi in prestito in biblioteca.
"Otto. Autobiografia di un orsacchiotto." Mondadori.


Uno splendido testo che affronta le tematiche legate alla persecuzione degli ebrei con estrema delicatezza e con un linguaggio molto vicino al mondo ed al cuore dei bambini.
Questa è la storia dell'orsetto Otto e di due bambini: tre compagni di gioco inseparabili che solo una stella gialla
cucita sul petto e la crudeltà della guerra riuscì a dividere. Ma non per sempre, perché un giocattolo amato non si
abbandona mai davvero e per fortuna questa è una storia che finisce bene, nonostante tutto.



Attraverso il racconto di Otto e della sua vita si possono avviare riflessioni importanti sia a scuola che a casa.

Noi lo abbiamo letto e riletto, subito 3 volte (con le mie bimbe di 8 e 5 anni), e deciso che potevamo ricreare questa bellissima storia costruendo Otto in casa, con carta riciclata di alcune tovagliette usate per il pranzo. Mentre coloravamo e tagliuzzavamo l'imbottitura fatta con carta da cucina, mi hanno riempita di domande e fatto osservazioni profonde. Profonde e sagge come solo i bambini sanno fare. "Mamma ma non siamo tutti della stessa specie? Come gli animali?" Oppure "Come è possibile credere che una persona sia diversa solo per la sua religione?" Oppure "Mamma come è possibile che così tante persone si siano lasciate abbindolare dall'uomo cattivo che odiava gli ebrei e non aveva pietà per le persone diverse ed indifese?"









Nonostante la Repubblica italiana riconosca il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, come “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati ancora c'è molta reticenza a parlarne in classe e a casa con i bambini.

Fermo restando che si debbano evitare la rappresentazione realistica dell’orrore ed i resoconti troppo analitici e raccapriccianti. Che serva adeguare le proposte ed il linguaggio alle possibilità di comprensione e di empatia dei più piccoli,  oltre che calibrarle in funzione dell’età e della maturità psicologica. È possibile favorire lo sviluppo di empatia e la riflessione sulle somiglianze e differenze con i perseguitati di allora usando le storie delle vicende dei bambini, facendo moltissimi esempi e presentare analogie con il loro vissuto quotidiano, dalle esclusioni dai gruppi gioco, alle interazioni al parco e a scuola, oltre che con le vicende che spesso vengono trattate dai media (rifugiati, migranti e immigrati...).

Condizione essenziale perché non sia una presentazione affrettata e superficiale è quella di prendersi del tempo e consentire ai bambini (tutti, anche ai piccolini) di esprimere liberamente tutti i loro dubbi e interrogativi sulle cose e avvenimenti, cercando di superare ogni pregiudizio. A partire dalle loro domande farli discutere tra loro quanto più liberamente possibile, creando un momento di condivisione informale abbinato ad un'attività manuale che li "catturi" senza forzature.

Far riflettere sul significato di ricordo (anche condiviso) e giungere al significato di memoria collettiva come fattore unificante dei popoli liberi contro l'orrore della guerra e al rifiuto di ogni discriminazione, di tipo razziale o etnico è l'obiettivo finale per crescere cittadini del futuro liberi da pregiudizi, consapevoli degli errori del passato e pronti a migliorare la condizione umana nel rispetto delle diversità.