venerdì 18 maggio 2018

Non mi piacciono i bulli!

Oggi sentiamo continuamente di minori vittime di angherie e conosciamo tutti il Bullismo. O pensiamo di conoscerlo... Era un fenomeno sommerso, nascosto, ignorato. Abbiamo imparato a conoscerlo e sappiamo che non può più essere sottovalutato e che sia in costante aumento.
L'Italia è al terzo posto in Europa nella diffusione del fenomeno dopo Gran Bretagna e Francia, e le prevaricazioni e le angherie cominciano a trovare spazio anche sul web tanto che oggi si parla anche di cyberbullismo.

Le giovani vittime di questi comportamenti difficilmente parlano con gli adulti di quello che gli succede. Non si sfogano, si vergognano e hanno paura. Ma il fenomeno non è da sottovalutare perché crea problemi e disagi a chi lo subisce, a chi lo commette, e anche a chi ne è solo testimone. Spesso, inoltre, dietro certi comportamenti si nascondono vere e proprie azioni criminali.

Il bullismo è un comportamento sbagliato e che non fa parte del naturale processo di crescita.
Perché i nostri ragazzi non siano vittime del bullismo, bisogna aumentare la loro autostima, incoraggiarli a sviluppare le loro personali caratteristiche positive e abilità. Vanno stimolati a stabilire relazioni sane con i coetanei (senza annullarsi o umiliarsi) e a non isolarsi.

Le offese verbali, le aggressioni violente, i ricatti, le minacce, le “prese in giro”, i danni alle proprie cose sono ormai atti all’ordine del giorno, soprattutto sui social network e all’interno dell’ambiente scolastico.
C’è inaspettatamente molta disinformazione e reticenza riguardo questo argomento, da un lato perché i minori sono spesso restii a parlarne a casa o a scuola, dall’altro perché i casi di bullismo potrebbero essere sottovaluti e scambiati per casi normali di litigi tra compagni e amici.
Il bullismo è un abuso di potere occasionale o reiterato nei confronti di una persona più debole, diffuso soprattutto in fase adolescenziale, nella quale i ragazzi tendono ad assumere comportamenti aggressivi e continui per prevalere all’interno del gruppo dei pari.
Con il termine “violenza” non si indica solo un tipo di aggressione fisica, ma anche verbale (prese in giro, minacce, insulti) e psicologica (esclusione, maldicenza).
Il luogo in cui si manifestano maggiormente i casi di mobbing minorile è la scuola, punto di ritrovo quotidiano per i ragazzi, ambiente di conoscenza ma anche covo di competizione, invidie o semplice scherno.
La prevenzione del bullismo è possibile promuovendo delle capacità relazionali (life skills) già da molto piccoli nel rispetto di sé e degli altri. I veri esperti da consultare sono proprio i ragazzi che vivono in prima persona questo tipo di esperienza e quindi sanno riconoscere le modalità e le caratteristiche del fenomeno.
I giovani, però, vanno affiancati perché, per età e maturità, non possono da soli affrontare tali tematiche; la scuola e la famiglia, prima di tutto, devono offrire al bambino e all’adolescente un’adeguata informazione, consigliare una maggiore capacità di osservazione rispetto al bullismo, in modo che sappia superare e affrontare le situazioni di prevaricazione e prepotenza.
Nell’era del modo digitale, bisogna porre attenzione anche ai casi di cyberbullismo: così come ci sono i bulli che usano violenze fisiche o psicologiche nei confronti dei compagni di scuola nella vita reale, nello stesso modo nella vita virtuale può capitare di imbattersi in persone che usano internet per esercitare la loro prepotenza.
Con il termine cyberbullismo si intende una qualsiasi comunicazione virtuale pubblicata e diffusa o inviata direttamente a un minore avente lo scopo di impaurire, imbarazzare, infastidire o prendere di mira in altro modo un minore.
Cosa fare? Il ragazzo leso virtualmente dovrebbe evitare le offese e ignorarle rifiutando qualsiasi tipo di rapporto con il bullo, non offendere per evitare di incoraggiare la prepotenza, non scambiare le proprie informazioni personali (numero di telefono, indirizzo di casa) e, soprattutto, parlare con i propri genitori dell’accaduto. Sapranno loro come difenderli, magari avvertendo l’amministratore del sito e, nel caso di minacce gravi o costanti, anche la Polizia Postale.

Per combattere in bullismo è necessario che siano coinvolte a pieno titolo i genitori e le istituzioni, in primo luogo la scuola e tutte le figure che vi ruotano intorno.

Per i genitori.

E' importante sapere che per non far diventare il proprio figlio un bullo bisogna:
  • insegnare a saper esprimere la propria rabbia in modo costruttivo e con maturità;
  • comunicare in modo sincero;
  • insegnare a identificarsi con gli altri e capire le conseguenze dei propri comportamenti;
  • prendere esempio dai valori positivi che si vedono a casa.
I genitori, gli amici, devono cogliere i segnali che i figli (le vittime) possono mandare o nascondere.

Alcuni segnali di chi è vittima del bullismo:
  • trovare scuse per non andare a scuola o voler essere accompagnati;
  • fare frequenti richieste di denaro;
  • essere molto tesi, piagnucolosi e tristi dopo la scuola;
  • presentare lividi, tagli, graffi o strappi negli indumenti;
  • dormire male o bagnare il letto;
  • raccontare di non avere nessun amico;
  • rifiutarsi di raccontare ciò che avviene a scuola;
  • chiudersi nel proprio silenzio.

Per la scuola.

  • Può essere utile proporre agli alunni un questionario e organizzare una giornata di dibattito e incontri fra genitori, fra insegnanti e fra genitori e insegnanti. Potrebbe aiutare per capire le dimensioni del fenomeno.
  • Una maggiore attività di controllo durante la ricreazione, la mensa o nei pressi dei bagni, metterebbe al sicuro le potenziali vittime. Sono questi i momenti in cui la maggior parte dei bulli agisce indisturbata.
  • In genere sono gli studenti più grandi a fare i bulli con quelli più piccoli o  con gli ultimi arrivati. Si può valutare di dividere gli spazi e i tempi della ricreazione per gli uni e per gli altri.
  • Elogi, ricompense e sanzioni possono servire a modificare il comportamento degli studenti più aggressivi, ma non bastano per far cambiare atteggiamento al bullo. Bisogna lavorare sull'intero contesto. Spesso i bulli sono portatori di profondo disagio ed hanno subito ingiustizie a loro volta.
  • Spesso si ha timore o vergogna di raccontare personalmente ciò che sta succedendo. Potrebbe essere di aiuto, per genitori e vittime, avere un numero di telefono al quale rivolgersi.
  • Si possono istituire "cassette delle prepotenze" dove lasciare dei biglietti con su scritto quello che succede; individuare degli studenti leader che aiutino le vittime; aprire uno sportello psico-pedagogico che sia di riferimento per bambini e adulti.
  • In classe, tutti insieme, si possono individuare poche e semplici regole di comportamento contro il bullismo. Le regole devono essere esposte in modo ben visibile e tutti devono impegnarsi a rispettarle.
  • Il silenzio e la segretezza sono potenti alleati dei bulli. È importante abituare i ragazzi a raccontare ciò che accade e a non nascondere la verità.
  • Se l'insegnante individua un bullo o una vittima, per aiutarlo è necessario parlare subito con lui di ciò che gli accade.
 Per approfondire
http://www.stopalbullismo.it/index.html
http://www.poliziadistato.it/search/findstring/?q=bullismo
http://www.bullismo.info/

Nessun commento:

Posta un commento